Emozioni e quarantena: come comunicare per essere più persuasivi e per ridurre gli impatti psicologici dell’isolamento

Colgo l‘occasione della pubblicazione di un interessante articolo scientifico per fare qualche riflessione sulle emozioni e su come si può intervenire quando si deve essere persuasivi in situazioni di pandemia con quarantena domestica.

Di seguito riporto un estratto tradotto da me in italiano di un articolo scientifico dal titolo “l’impatto psicologico della quarantena e come ridurlo: una rapida analisi delle evidenze scientifiche” pubblicato qualche giorno fa sulla prestigiosa rivista The Lancet (i riferimenti li trovi tutti in fondo all’articolo).

Quali i messaggi chiave:

  • L’informazione è fondamentale: le persone che sono in quarantena devono essere informate abbondantemente e in modo chiaro e completo per consentire loro di capire la situazione
  • È essenziale una comunicazione efficace e rapida
  • Le forniture (sia generali che mediche) devono essere fornite tempestivamente
  • Il periodo di quarantena dovrebbe essere breve e la durata non dovrebbe essere modificata se non in circostanze estreme
  • La maggior parte degli effetti negativi deriva dall’imposizione di una restrizione della libertà; al contrario una quarantena volontaria è associata ad una minore angoscia e a minori complicazioni a lungo termine
  • I funzionari della sanità pubblica dovrebbero enfatizzare l’altruismo della scelta di auto-isolamento come agente motivatore, evitando invece riferimenti agli obblighi

Articolo

L’impatto psicologico della quarantena e come ridurla: revisione rapida delle prove

Samantha K Brooks, Rebecca K Webster, Louise E Smith, Lisa Woodland, Simon Wessely, Neil Greenberg, Gideon James Rubin –  Department of Psychological Medicine, King’s College London, London, UK

L’epidemia di coronavirus del dicembre 2019 ha visto molti paesi chiedere alle persone che sono venute potenzialmente a contatto con l’infezione di isolarsi in casa o in una struttura di quarantena dedicata. Decisioni su come applicare la quarantena dovrebbero basarsi sulle migliori prove disponibili. Abbiamo fatto una revisione dell’impatto psicologico della quarantena utilizzando tre banche dati elettroniche. Dei 3166 documenti trovati, 24 sono inclusi in questa recensione.

Gli studi più recensiti hanno descritto effetti psicologici negativi, tra cui: sintomi di stress post-traumatico,  confusione e rabbia.

Gli elementi di stress comprendevano una maggiore durata della quarantena, paura di infettarsi, frustrazione, noia, forniture inadeguate, inadeguate informazioni, perdite finanziarie a posteriori e stigmatizzazione. Alcuni ricercatori hanno suggerito effetti di lunga durata. In situazioni in cui la quarantena è ritenuta necessaria, i funzionari dovrebbero mettere in quarantena gli individui per un periodo non superiore a quello richiesto, fornire informazioni chiare e razionali sulla quarantena e sui protocolli, e garantire che siano fornite forniture sufficienti. Appelli all’altruismo, ricordando al pubblico i benefici della quarantena per la società in generale, possono essere favorevoli.

Introduzione

La quarantena è la separazione e la limitazione dei movimenti di persone che sono state potenzialmente esposte a una malattia contagiosa per accertare se si ammalano, riducendo così il rischio di malattie.

Questa definizione differisce dall’isolamento, che è la separazione delle persone a cui è stata diagnosticata una malattia contagiosa da quelle che non sono malate; tuttavia, i due termini sono spesso usati in modo intercambiabile, soprattutto nella comunicazione con il pubblico.

Il termine quarantena è stato usato per la prima volta a Venezia, in Italia, nel 1127, per la lebbra ed è stato ampiamente utilizzato in risposta alla peste nera, anche se solo 300 anni dopo il Regno Unito ha iniziato a imporre la quarantena in risposta alla peste. Più recentemente, la quarantena è stata utilizzata nella malattia epidemica coronavirus 2019

(COVID-19). Questa epidemia ha visto intere città della Cina sottoposte a una quarantena di massa, mentre a molte migliaia di cittadini stranieri che tornavano a casa dalla Cina è stato chiesto di autoisolarsi in casa o in strutture gestite dallo Stato. Esistono precedenti per tali misure. Sono state imposte quarantene su scala cittadina anche in aree della Cina e del Canada durante l’epidemia del 2003 per la sindrome respiratoria acuta grave (SARS), mentre interi villaggi in molti Paesi dell’Africa occidentale sono stati messi in quarantena durante l’epidemia di Ebola del 2014.

Perché è necessaria questa analisi?

La quarantena è spesso un’esperienza spiacevole per chi la subisce. La separazione dai propri cari (Dolore), la perdita di libertà (Frustrazione che porta alla rabbia), l’incertezza sullo stato di salute (minaccia all’istinto di sopravvivenza) e la noia (Noia) possono, a volte, creare effetti drammatici.

Sono stati denunciati suicidi, è stata generata una notevole rabbia e sono state intentate cause legali in seguito all’imposizione della quarantena in precedenti epidemie. I potenziali vantaggi di una quarantena obbligatoria di massa devono essere valutati attentamente rispetto ai possibili costi psicologici. Il successo dell’uso della quarantena come misura di salute pubblica richiede di ridurre, per quanto possibile, gli effetti negativi ad essa associati. Data la situazione in corso col coronavirus, i responsabili politici hanno urgente bisogno di una sintesi delle esperienze passate per essere una guida per la cittadinanza. In circostanze come queste, l’OMS raccomanda una analisi tempestiva delle evidenze storiche. Abbiamo intrapreso una revisione delle evidenze sull’impatto psicologico della quarantena per esplorare i suoi probabili effetti sulla salute mentale e sul benessere psicologico, e i fattori che contribuiscono o ad aumentare o ad attenuare questi effetti. Di 3166 studi trovati, 24 sono inclusi in questa analisi. Le caratteristiche degli studi che soddisfano i nostri criteri di inclusione sono presentati nella tavola. Questi studi sono stati fatti in dieci paesi e comprendevano persone affette da SARS (undici studi), Ebola (cinque), la pandemia di influenza H1N1 del 2009 e del 2010 (tre), Sindrome respiratoria del Medio Oriente (due), ed influenza equina (uno). Uno di questi studi riguardava entrambi H1N1 e SARS.

… omissis

Fattori di stress durante la quarantena

  • paura di infettarsi e senso di colpa verso i familiari in caso si fosse veicoli di contagio
  • frustrazione: dovuta a forniture inadeguate e alla difficoltà di accedere agevolmente a cure mediche
  • informazioni inadeguate: le autorità sanitarie comunicavano povere e confuse linee guida sulle azioni da intraprendere e confusione sullo scopo della quarantena. Scarso coordinamento tra le diverse fonti informative, messaggi contrastanti, differenti per stile, approccio e contenuto. La mancanza di chiarezza sui diversi livello di rischio è stata la causa principale di una preoccupazione sproporzionata. Percepita una mancanza di trasparenza sulla gravità della pandemia.
  • maggiore durata della quarantena: stress post traumatico, comportamenti di evitamento, rabbia
  • frustrazione, noia, senso di isolamento:  dovuto a perdita della routine e riduzione di contatti fisici e sociali
  • perdite finanziarie da imprevista interruzione della attvità (Uno studio 14 di persone messe in quarantena a causa di un potenziale contatto con l’Ebola ha rilevato che, sebbene i partecipanti abbiano ricevuto assistenza finanziaria, alcuni hanno ritenuto che l’importo fosse insufficiente e che è arrivato troppo tardi; molti si sono sentiti offesi)
  • stigmatizzazione:  evitamento da parte degli altri

Cosa si può fare per mitigare le conseguenze della quarantena?

Durante le principali epidemie di malattie infettive, la quarantena può essere una misura preventiva necessaria. Tuttavia, questo studio suggerisce che la quarantena è spesso associata con un effetto psicologico negativo. Durante il periodo di quarantena questo effetto psicologico negativo non sorprende, ma ci sono anche evidenze in psicologia che gli effetti della quarantena possono ancora essere rilevati per i mesi o per gli anni a seguire – come risulta da un piccolo numero di studi 17,19 – è questo è ancor più preoccupante e suggerisce la necessità di garantire l’efficacia delle misure di mitigazione che vengono messe in atto come parte del processo di pianificazione della quarantena. … Per gli operatori sanitari, il sostegno dei manager è essenziale per facilitare il loro ritorno al lavoro e i manager dovrebbero essere consapevoli dei potenziali rischi per il loro personale che è stato messo in quarantena in modo da potersi preparare per un intervento precoce.

  1. Mantenere la quarantena per il minor tempo possibile
  2. Dare alle persone il maggior numero di informazioni possibili per rassicurare ed evitare che abbiano sospetti o paure infondate.
  3. Fare forniture adeguate di materiale sanitario, medicine alimentari e quant’altro utile alla sopravvivenza e alla protezione
  4. Ridurre la noia causata dall’isolamento
  5. Incrementare la comunicazione e interazioni sociali
  6. L’altruismo come motivazione è meglio della coercizione.  (Forse a causa delle difficoltà di progettazione di un studio appropriato, non è stata trovata alcuna ricerca che abbia testato se la quarantena obbligatoria o volontaria ha un effetto differenziale sul benessere. In altri contesti, tuttavia, sentendo che gli altri trarranno beneficio dalla propria situazione può rendere le situazioni stressanti più facili da sopportare e sembra probabile che questo valga anche per la quarantena domiciliare. Rafforzare il concetto che la quarantena aiuta a mantenere gli altri al sicuro, anche quelli particolarmente vulnerabili (come le persone molto giovani, gli anziani o gli individui con preesistenti gravi condizioni mediche), e che le autorità (anche sanitarie) siano sinceramente grate a loro, non possono che aiutare a ridurre l’effetto sulla salute mentale e la volontaria adesione alle misure, di quelli in quarantena. In particolare, l’altruismo ha i suoi limiti se si chiede alla gente di stare in quarantena senza un’adeguata informazione su come mantenere le persone con cui vivono al sicuro. È inaccettabile chiedere alla gente di stare in auto-quarantena per il bene della salute della comunità, quando mentre lo fanno potrebbero mettere i loro cari a rischio)
  7. Gli operatori sanitari meritano un’attenzione particolare (Gli stessi operatori sanitari sono spesso messi in quarantena e questa analisi suggerisce che anche loro, come il pubblico in generale, sono negativamente influenzati da atteggiamenti stigmatizzanti da parte degli altri)

<<A proposito del punto 6 che riguarda la motivazione, chi è già stato ai miei corsi o ha studiato il libro pag, 104 e pag 194 e 195 sa perché l’altruismo funziona di più della coercizione>> Vai a Emotional Power

Cosa non sappiamo

La quarantena è una delle varie misure di salute pubblica per prevenire la diffusione di una malattia infettiva e come mostrato in questa analisi, ha un notevole impatto psicologico per le persone colpite. In quanto tale, ci si può domandare se si possono adottare misure alternative più favorevoli di salute pubblica che evitino la necessità di imporre la quarantena (come l’allontanamento sociale, cancellazione di raduni di massa e chiusura delle scuole).  Una futura ricerca si rende necessaria per stabilire l’efficacia di tali misure.

Occorre considerare i punti di forza e i limiti di questa analisi. A causa dei limiti di tempo di questo studio, data l’epidemia di coronavirus in corso, la letteratura rivista non è stata sottoposta a una valutazione formale della qualità. Inoltre, lo studio è stato limitato alle pubblicazioni sottoposte a peer-reviewed e non abbiamo esplorato la grey literature (letteratura non accademica) potenzialmente rilevante. Le raccomandazioni da noi formulate si applicano principalmente a piccoli gruppi di persone in strutture dedicate e, in una certa misura, in auto-isolamento. Anche se prevediamo che molti dei fattori di rischio per gli scarsi risultati psicosociali sarebbero gli stessi per i processi di contenimento più grandi (come intere città), è probabile che ci siano differenze nette in tali situazioni, il che significa che le informazioni presentate in questo studio dovrebbero essere applicate solo a tali situazioni con cautela. Inoltre, devono essere prese in considerazione le potenziali differenze culturali. Sebbene questa elaborazione non possa prevedere esattamente cosa accadrà o fornire raccomandazioni che funzioneranno per ogni futura popolazione messa in quarantena, abbiamo fornito una panoramica delle questioni chiave e di come potrebbero essere corrette in futuro.

Per chi volesse avere accesso all’articolo originale per un approfondimento qui di seguito trova tutti i riferimenti.

#emotionalpower Think properly, Act different!

Antonio Meleleo

Riferimento originario alla fonte scientifica

www.thelancet.com Vol 395 March 14, 2020

qui la parte del sito dedicata agli studi e agli articoli sul coronabavirus:

https://www.thelancet.com/coronavirus?dgcid=kr_pop-up_tlcoronavirus20

Lancet 2020; 395: 912-20

Pubblicato online

26 febbraio 2020

https://doi.org/10.1016/

S0140-6736(20)30460-8

Dipartimento di Psicologia

Medicina, King’s College

Londra, Londra, Regno Unito

(S K Brooks PhD, R K Webster PhD,

L E Smith PhD, L Woodland MSc,

Prof. S Wessely FMedSci,

Prof. N. Greenberg FRCPsych,

G J Rubin PhD)

Corrispondenza a:

Dr. Samantha K Brooks,

Dipartimento di Psicologia

Medicina, King’s College di Londra,

Londra SE5 9RJ, Regno Unito

samantha.k.brooks@kcl.ac.uk

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