Purtroppo siamo i primi in occidente e scontiamo la necessità di sperimentare e sbagliare da soli.
La situazione cinese non è paragonabile con la nostra per almeno 7 ragioni macroscopiche, che ho già elencato in un articolo e che riporto qui.
- In Cina, se non sbaglio, vige un regime dittatoriale (con pena di morte) e il controllo della popolazione avviene già da tempo anche attraverso strumenti di Intelligenza Artificiale.
- L’organizzazione sociale e statale cinesi sono molto diverse da quelle di un paese occidentale e ancor di più della nostra libera Italia. Noi italiani siamo abituati a seguire mal volentieri le prescrizioni che ci vengono imposte: preferiamo scegliere di adeguarci.
- In Cina è diversa l’organizzazione produttiva e del mondo delle aziende. In Italia abbiamo 6.000.000 di imprese di cui il 50% con meno di 4 addetti. In Cina non è proprio come in Italia.
- Bloccare 11 milioni di cinesi su 1 miliardo e 400 milioni significa fermare meno dell’1% (per la precisione lo 0,78%) della popolazione di una regione periferica, ancorché importante.
- Fermare la pianura Padana e l’Italia tutta significa ben altro. Probabilmente la matematica, la geografia, l’economia nazionale e altri 3 o 4 concetti elementari sfuggono ai più romantici.
- Bloccare tutte le attività produttive in Italia, paese manifatturiero, significa condannare a morte l’ottava potenza mondiale ed esporre la nazione a rischi strategici enormi. I raider stranieri non vedono l’ora di comprarci a poco prezzo. Ma evidentemente molti di noi vogliono andare a lavorare per altri e vogliono rinunciare alla sovranità italiana.
- L’età media dei malati in Italia è di 15,7 anni superiore all’età media dei malati cinesi.
Quindi, nostro malgrado, siamo un modello da seguire anche per gli altri affinché possano imparare sia da ciò che non è andato come sperato, sia dal lavoro eccezionale che sta facendo tutta la macchina organizzativa per tentare di tenere testa al propagarsi dei casi gravi, dando la possibilità a tutti (o quasi) di essere curati con la terapia intensiva. Quindi siamo un modello anche nell’eccellenza. Ricordiamolo.
Da parte di ognuno di noi possiamo fare attenzione a non farci ammaliare dalla trappola mentale della critica sterile e disfattista.
I detrattori sono dannosi. Sempre!
Essere in prima linea è diverso dallo stare a casa a osservare.
Prendere decisioni è molto difficile.
Quindi propongo di portare RISPETTO per chi ha l’onere ti stare in trincea.
Viva gli Italiani!
(E non c’entra affatto la politica, siamo in emergenza grave- quindi astenersi rompicoglioni)
Antonio Meleleo