Se pensi di aver capito tutto… è perché ti manca qualche informazione!

Coronavirus Edition

In occasione dell’epidemia covid-19 gli individui sono stati esposti a notevole stress.  Una minaccia alla salute ha inciso sull’istinto di sopravvivenza e sullo stato emotivo di milioni di persone.

Sono state scosse delle emozioni primarie molto profonde con un buon grado di intensità: dolore, paura, frustrazione in particolare. In condizioni come queste la parte più razionale del cervello, la neocorteccia, fa fatica a tenere a bada il sistema limbico e il cervello rettile. Ma è anche un’ottima occasione per osservare i limiti della nostra mente, quando deve prendere una decisione.

Sui social media, in TV, alla radio, sui giornali si sono sentite e lette delle “sentenze” sparate sull’onda istintiva ed emotiva. Messaggi che ci possono essere utili per fare una piccola riflessione e che possiamo riassumere così:

Se pensi di aver capito tutto è perché ti manca qualche informazione!

In tantissimi hanno dato ricette semplicistiche su quello che le istituzioni coinvolte avrebbero dovuto fare al posto di quello che è stato fatto. E non è stato uno spasso osservare quanto siamo indietro con l’educazione civica ed emotiva degli adulti. Visto quel che è accaduto, una delle priorità della formazione obbligatoria dedicata agli adulti potrebbe proprio essere quella di educare la popolazione a saper gestire meglio i propri stati emotivi e le proprie reazioni. Altrimenti in casi più seri potrebbe essere veramente un disastro.

Nelle varie fasi dell’epidemia si son sentite frasi come:

  • “non bisogna chiudere tutta l’Italia perché è solo in una zona circoscritta”
  • “bisogna chiudere tutto”
  • “perché non hanno ancora chiuso tutto sti deficienti”
  • “bisogna copiare dai Cinesi”
  • “Bisogna copiare dai Coreani”
  • “si deve controllare tutta la popolazione con dei software che ne seguano tutti gli spostamenti e i contatti”
  • …e chi più ne ha più ne metta.

Insomma una fiera di comportamenti lontani dall’essere fondati su solide basi informative. 

Su questi stessi difetti del cervello si innescano i processi manipolativi di chi invece sa come usare la comunicazione a suo vantaggio, le persone sono esposte a un rischio. Per questo è così importante riconoscerli e imparare a gestirli. 

La truffa, l’inganno, la manipolazione mentale, l’illusionismo ecc. sono esempi di come i nostri sensi ci possono ingannare.

Pregiudizi,  credenze, automatismi, euristiche, luoghi comuni, abitudini, scorciatoie mentali sono tutti luoghi della mente dove si annidano le peggiori trappole per la nostra vita. 

Quando il nostro cervello deve fare delle scelte e decidere come agire adotta un comportamento ecologico, cioè tende ad ottenere il massimo risultato col minimo sforzo ed è per questo che sbaglia.

Utilizza i filtri cognitivi per valutare le informazioni in ingresso attraverso i sensi allo scopo di dare una risposta che sia la più economica possibile. Questo meccanismo è per la maggior parte delle volte estremamente utile, ma in alcuni casi è anche il punto in cui  il nostro cervello inganna se stesso.  Sembra paradossale ma il cervello “fa le cose con leggerezza: è un po’ un irresponsabile”. 🙂

Quindi facciamo attenzione perché quando pensiamo di aver tutto chiaro in mente e ci avventuriamo in affermazioni o ancor peggio in azione dove ci sentiamo molto sicuri è quello il momento di stare più attenti. L’eccesso di confidenza è un bias cognitivo molto insidioso, nonché la causa prima di morte tra i cosiddetti professionisti. 

Se pensi di aver capito tutto è perché ti manca qualche informazione!

E allora, come uscirne? Come posso riconoscere i meccanismi di auto-sabotaggio così da riuscire ad evitarli?

Ci si può allenare.

Inizialmente è utile un percorso di conoscenza e di autoconsapevolezza. Sapere che esistono e sapere come funzionano è già un grande passo verso il risultato. Successivamente ci si allena a riconoscerle nella propria vita di tutti i giorni. Solo così si può capire quando questi automatismi si trasformano in errori dannosi per noi.

Il riconoscimento si può attuare a due livelli: attraverso l’ascolto interno ed  attraverso l’ascolto esterno.

  • Nel primo caso si può imparare a riconoscere le emozioni che generano i pensieri autolimitanti e auto-sabotanti che creano i problemi, cosicché si possa intervenire per rimuoverne le cause.
  • Nel secondo caso si può imparare a selezionare tra gli stimoli sensoriali esterni,  quelli veramente utili a prendere una decisione, riconoscendo in anticipo i segnali di “illusione”. Anche in questo caso ci si può allenare  ad una diversa consapevolezza, quasi primitiva, cioè priva di alcuni elementi culturali che distraggono o modificano il segnale in ingresso.

Chi conosce questi punti di debolezza  e li riesce a sfruttare a proprio vantaggio ci fa credere cose che potrebbero non essere buone per noi e indurci a commettere errori nella presa di decisione. 

Coltiva il ragionevole dubbio e mantieni l’atteggiamento curioso dei bambini, quando sono nell’età del perché. Perché ho fatto quelle scelte? Perché ho fatto quella affermazione? Ho verificato bene i dati prima di parlare e di agire? Ho preso in considerazione anche altre ipotesi? Ma è proprio vero che è così?  e così via ….

Domande innocenti e impertinenti  che richiedono, però, risposte molto intelligenti.

Continuiamo ad essere curiosi e a non avere troppe certezze …

Antonio Meleleo

#emotionalpower

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