Dedicato a Giordano Bruno e a tutte le vittime del pregiudizio, me compreso*
In tempi di Coronavirus diventa molto attuale osservare quali trappole mentali caratterizzano la comunicazione delle persone e minacciano le loro decisioni. Il pregiudizio è una di quelle più diffuse.
Sento e osservo le persone comunicare basandosi su opinioni sommarie non formate con dovizia di particolari. L’Italia in questi giorni è vittima non solo del virus ma anche dei difetti tipici del funzionamento cerebrale, e ciò rende la situazione ancora più difficile. In momenti come questi in cui bisognerebbe essere il più razionali possibile, le emozioni e gli sitinti non gestiti a dovere – l’intelligenza emotiva in Italia è ai minimi termini – prendono il sopravvento a fanno commettere atti incomprensibili.
Insomma: il pregiudizio ti rende schiavo e uccide l’altro!
A mio modo di vedere il pregiudizio è come l’omicidio, ma ancora non è considerato reato!
La storia, si sa, non insegna. Ci vantiamo del nostro sviluppo e dell’essere diversi dalle bestie, ma forse dovremmo rivalutare la maggiore onestà del mondo animale. Lì il pregiudizio non alloggia, non c’è posto per giudicare senza le prove; non si perde tempo pensando di risparmiare tempo (il pregiudizio abbrevia il processo decisionale, ma alla fine dà la risposta sbagliata e bisogna ripartire da capo). Le bestie sono schiette, gli umani un po’ meno.
Sospendi il giudizio.
Questa è una delle regole più importanti anche per vivere una vita più felice. Cioè, nella vita di tutti i giorni prova a non giudicare troppo in fretta perchè se pensi di aver capito tutto è perchè ti manca qualche informazione.
Se desideri stare meglio tu ed essere più persuasivo, applica l’epochè greco: cioè la sospensione del giudizio. Sii cauto nel giudicare i comportamenti, le situazioni, i prodotti e soprattutto le persone. Prima di giudicare osserva attentamente.
La sospensione del giudizio fa sentire l’altro accolto, o come si direbbe con un termine di moda oggi, incluso. Sentirsi accettati per ciò che si è anziché rifiutati per ciò che non si è, è uno dei trucchi principali per essere più convincenti e persuasivi.
Non confondere il pregiudizio con la prima impressione
Non è un processo facile quello che porta all’applicazione quasi automatica dell’epochè, perché ci sembra innaturale e invece è solo questione di abitudine. Ma con un po’ di allenamento in pochi giorni ti liberi dal giogo.
Per istinto il nostro cervello valuta le situazioni e le persone. Lo fa velocemente soprattutto per capire se per noi sono una minaccia oppure no, ma proprio qui nasce il problema. Spesso confondiamo il pregiudizio con la prima impressione. La prima impressione è quella sensazione istintiva elaborata dal cervello rettile nel giro di qualche frazione di secondo. Il pregiudizio invece è un’elemento di disturbo che mina la portata informativa della percezione che i nostri sistemi antichi, rettile e libico, ci stanno restituendo alla velocità di 720 km all’ora. Il pregiudizio è un po’ più lento della prima impressione ma infinitamente più veloce del giudizio. Si genera sulla base di scorciatoie decisionali fuorvianti e il suo limite principale è che viene espresso in base a ciò che è contenuto nella nostra scatola cranica: e se nella nostra testa c’è aria fritta anche il giudizio sarà aria fritta! Per questo dico che se pregiudichiamo o se giudichiamo troppo in fretta siamo schiavi del nostro cervello!
Schiavo di te stesso! Il pregiudizio ti rende schiavo della tua mente! Sì schiavo del tuo sistema di conoscenze, di esperienze, di credenze, di stereotipi, di luoghi comuni e più in generale del nostro modo di processare le informazioni e di generare le decisioni che ci portano all’azione. Nel momento in cui si arriva a formulare un opinione è più rassicurante averlo fatto dopo aver verificato se non siamo caduti in qualche trappola.
Pregiudicare i comportamenti altrui (e nota bene che ho scritto “comportamenti”, non “persona”), che non si condividono può essere fonte di sofferenza. Se ti vuoi sentire meglio, un trucco egoistico è quello di usare l’emozione del il perdono come antidoto. Il perdono è un’emozione antagonista degli stati di insofferenza, frustrazione, vergogna e perfino del dolore che deriva ad esemopio da un lutto o da una separazione. Quel perdono tanto utile anche a chi si occupa di vendite e che Vance Packard nel suo libro “Persuasori occulti”, battezzò indulgenza plenaria. Il perdono poi, quando è agito preventivamente, si può chiamare anche accettazione incondizionata: accettazione ad esempio che gli altri si comportino in modo diverso da noi e che siano diversi da noi.
Se appaiono diversi da te, se hanno fatto scelte che non condividi o se si sono comportati in modo per te incomprensibile – e, beninteso, non hanno violato i tuoi diritti o ti hanno messo in pericolo – accoglili nella loro diversità. Ai miei corsi insegno ai genitori, che hanno figli deboli in qualche materia scolastica, una semplice tecnica per riuscire a portarli alla sufficienza proprio usando l’accettazione incondizionata del professore… ma questo te lo spiegherò quando ci vediamo o se è urgente, se mi scrivi in privato. Se serve, contattami qui
Il pregiudizio può essere molto pericoloso e traumatico. La storia ci insegna che il pregiudizio, la superstizione, le false credenze e altri meccanismi errati usati per prendere delle decisioni hanno generato assassini impuniti e vittime sacrificali! Giordano Bruno è uno dei tanti esempi.
Ma anche senza scomodare la morte, probabilmente ognuno di noi è stato vittima del pregiudizio, in entrambi i sensi: sia perchè è stato scorrettamente pregiudicato, sia perchè ha scorrettamente pregiudicato.
Pertanto alleniamoci ad evitare questi pericoli e magari anche ad accogliere le differenze; Se poi si riuscisse addirittura ad esaltare il valore di ciò che è differente da ognuno di noi, se si apprezzasse la ricchezza delle sfumature che il mondo ci offre, ciò potrebbe addirittura creare nuove opere d’arte.
Buone Emozioni a Tutti
Antonio Meleleo
*A causa del pregiudizio ho perso qualche contratto importante,
ma col senno di poi ho scoperto che è stato meglio così. Avrei dovuto adattare la mia etica a quella del mio interlocutore, ma avendo scale valoriali diverse avrei dovuto forzare la mia morale. e questo non lo tollero.
Mi spiego meglio con un esempio che è uno dei più fervidi nella mia memoria per la ferocia razzista da me subita, ancorchè l’attaccante avesse tentato di mascherarla con superficiali, buone maniere.
Circa 15 anni fa dovevo tenere la prima aula di un corso importante per una delle prima Banche popolari del nord Italia – la banca popolare di Sondrio – appena arrivato in aula trovai ad attendermi l’allora direttore commerciale. Una persona che non mi risparmiò i suoi pregiudizi sin da subito, anzi gongolava. Alla presentazione iniziale rimarcò con tono sarcastico il mio cognome di fronte a 50 direttori di banca, sbagliandolo e dicendo: “Menelao… ma questo è un cognome meridionale, non è mica tanto del nord”. concludendo con un ghigno.
E io risposi “Eh, già!” allargando le braccia. Avevo già capito che ero sotto attacco, per fortuna ho lavorato nelle squadre antisommossa 😉
Dopo qualche altra frase di inutili convenevoli mi additò un’altra volta e mi disse, con la tipica pronuncia che allarga le “e”: “Come mai è venuto con quei pantaloni verdi, sarà mica della Lega Lombarda?”
Presi non uno, bensì due respiri profondi e riposi con il miglior sorriso che la condizione mi consentiva: “Le mie preferenze politiche non sono il criterio che mi ha guidato nella scelta. Ho scelto questo colore per dare un po’ di vivacità in una giornata che immaginavo sarebbe stata parecchio impegnativa, e uggiosa. Vede… giacca, camicia, cravatta, pantaloni e accessori sono tutti coordinati e anche in tinta con i vostri colori aziendali, ma ho capito cos’ha in mente”.
Lui rispose: “che cosa vuole dire?” … e io “Niente, va bene così”
Vi tralascio gli ulteriori sgradevoli dettagli della conversazione. Quello fu il primo ed ultimo giorno di lavoro su quel progetto e per fortuna quella persona è andata in pensione.
Ma gli aneddoti relativi al pregiudizio sarebbero quotidiani.
I social network poi ne sono l’apoteosi. Facebook, ad esempio, è un crogiuolo di giudizi espressi senza averne contezza. Il pregiudizio e la vanità sono due importanti pilastri dei comportamenti medi degli utenti dei social. I commenti su persone o argomenti che neppure si conoscono sono molto spesso fondati sul nulla, sulle impressioni, sul vuoto cognitivo e culturale. Ed è per questo che sono un interessante piazza dove studiare alcuni tratti del comportamento umano.
A proposito. I pantaloni verdi li ho tenuti. Sono in bella vista nell’armadio e servono tutte le mattine a ricordarmi di essere attento ai miei pregiudizi 🙂
Buone Emozioni ancora una volta!
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